Dal Censis all’UE, numeri e doveri utili per capire, e fare, comunicazione

Una veloce carrellata su una serie di news ci dimostra, ancora una volta, che la comunicazione oggi è (o dovrebbe essere) soprattutto QUICK (veloce) e DEEP (profonda, cioè di qualità) e viaggia (o dovrebbe viaggiare) sui binari del TRUST (fiducia) e SHARE (condivisione). Le definizioni vengono dal Future Concept Lab che le ha presentate al recente SMAU con l’intervento del sociologo Francesco Morace.

Intanto, il 14° rapporto del CENSIS sull’Italia e la comunicazione (ottobre 2017) ci dice che il mezzo che esercita la maggiore influenza è, su tutta la popolazione (14/80 anni), la televisione (28,5%), seguita dai social (27,1%) e internet (26,6%). Molto più dietro, i giornali (8%), la radio (4,6%), i libri (3,2%) e il cinema (2,1%).

Chiaramente, se sommiamo social e internet arriviamo ad un 53,7%, che sale ulteriormente nella fascia 14/29 anni. Il Censis ha coniato un ulteriore neologismo, la “biomediatica”, per definire il fenomeno del passaggio alla condivisione spinta sui social della propria biografia personale e alla progressiva riduzione della percezione del concetto di privacy.

 

Attenzione, però, alla privacy, imprenditori che ci leggete! Il 25 maggio 2018 entrerà in vigore il nuovo regolamento dell’Unione Europea sul trattamento e la gestione dei dati degli utenti, il GDPR (General Data Protection Regulation), il cui obiettivo è proteggere i cittadini europei in termini di privacy e di violazione dei dati. Il regolamento si applica a tutte le aziende che trattano i dati di cittadini residenti nell’Unione e in caso di violazioni prevede multe fino a 20 milioni oppure il 4% del fatturato annuale dell’azienda (si, avete letto bene!). Tutte le aziende dovranno adeguarsi e il marketing legato all’utilizzo di banche dati dovrà chiaramente rivedere la propria struttura. Per capire, approfondire e portarsi avanti, l’UE ha predisposto un sito specifico: https://www.eugdpr.org/.

POSSIAMO ESSERTI D’AIUTO?